Dott. Daniele Casalini
Medico Chirurgo

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10 Giu patologie dell'anca

COXARTROSI O ARTROSI DELL'ANCA


DEFINIZIONE: Patologia degenerativa che colpisce l'articolazione dell'anca (o articolazione coxofemorale), causando dolore, (tipicamente localizzato all'inguine e spesso irradiato lungo la faccia anteriore della coscia, fino al ginocchio) e nelle fasi più avanzate, limitazione funzionale, fino ad una vera e propria "zoppia" nella deambulazione. 
La patologia insorge nella maggior parte dei casi in età avanzata (dopo i 60 anni); tuttavia possono verificarsi quadri molto più precoci (intorno ai 40 anni), secondari a patologie infantili dell'articolazione dell'anca, non diagnosticate o non trattate, come la "displasia congenita dell'anca". 

DIAGNOSI: La diagnosi poggia essenzialmente sulla raccolta della anamnesi (la storia del paziente), sulla valutazione clinica e trova conferma in un semplice esame radiografico. Solo in casi particolari occorrono approfondimenti diagnostici quali TAC o Risonanza Magnetica Nucleare. La sede di insorgenza del dolore (regione inguinale), può creare a volte qualche imbarazzo diagnostico, essendo quel particolare distretto teatro di altre patologie, quali: ernia inguinale; pubalgia; lombocruralgia; varicocele (solo nei maschi), etc. 

TERAPIA CONSERVATIVA: L'approccio terapeutico, nelle forme iniziali, prevede l'impiego di terapie conservative (fisiokinesiterapia; terapie strumentali quali laserterapia, tecarterapia, magnetoterapia etc.), associate a terapie farmacologiche (antinfiammatori ed eventualmente ricostituenti della cartilagine) e a misure di carattere generale, quali il controllo del peso ed una corretta attività fisica. 

TERAPIA CHIRURGICA: Nei casi resistenti al trattamento conservativo o in quei pazienti che giungono alla osservazione già in fase avanzata. la soluzione concicte nell'intervento di "sostituzione protesica dell'articolazione dell'anca. 

LA PROTESI D'ANCA: L'intervento consiste nel sostituire l'articolazione degenerata in tutte le sue componenti: stelo femorale; testa femorale; cavità acetabolare del bacino. In questo modo si ricrea una anatomia articolare tale da eliminare il dolore e da ripristinare la mobilità dell'articolazione e di tutto l'arto inferiore. Lo stelo protesico femorale e la componente acetabolare sono costituiti da leghe di metalli (cromo/cobalto; nichel; titanio etc.). La testina della componente femorale può essere in metallo o ceramica, mentre il rivestimento della componente acetabolare è in polietilene. La via di accesso più utilizzata è quella "postero-laterale" con paziente in decubito laterale. L'anestesia è epidurale e la durata dell'intervento è in genere inferiore ad 1 ora. 

RIABILITAZIONE: La fase riabilitativa inzia già 48 ore dopo l'intervento e richiede mediamente 2-3 settimane di ricovero, durante le quali il paziente viene sottoposto a due sedute giornaliere di lavoro in palestra, assistito dal Fisioterapista. La ripresa della deambulazione è pressochè immediata. In terza giornata il paziente incomincia a deambulare con l'ausilio di due bastoni. Ad un mese e mezzo dall'intervento viene eliminato un bastone e generalmente a due o tre mesi dall'atto chirurgico, il soggetto riprende una deambulazione autonoma. Nel post- operatorio vengono eseguiti controlli clinici e radiologici mensili, fino a 4/6 mesi dall'intervento.


Autore:
Dott. Daniele Casalini
Medico Chirurgo
Specialista in Ortopedia e Traumatologia

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Collaborazioni professionali

Di seguito sono elencate alcune delle società sportive e aziende mediche con cui il Dott. Casalini ha collaborato negli ultimi anni.

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Impegno sociale

Il Dott. Daniele Casalini è componente del Comitato Scientifico di Cancro Primo Aiuto ONLUS e socio e consigliere del Lions Club di Bollate.




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Intervista al Dott. Daniele Casalini pubblicata sul quotidiano
"il Cittadino di Monza e Brianza"

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